#nomisulcamice: DECIMA INTERVISTA AL PERSONALE SANITARIO

“È IMPORTANTE RICORDARE CHE SIAMO IMMERSI TUTTI NELLE STESSE EMOZIONI E CHE LA FATICA DEL MOMENTO PUÒ SCONTRARSI CON LE CONDIZIONI DI VITA QUOTIDIANA, COMPLICANDO LA NOSTRA DIFFICOLTÀ. CERCO DI ESSERE PIÙ CHIARA: SIAMO TUTTI STUFI DI STARE A CASA E DI NON VEDERE GLI AMICI, QUINDI È POSSIBILE CHE SIAMO TUTTI UN PO’ PIÙ REATTIVI, PERCIÒ È UTILE RECUPERARE UN PO’ DI AMORE PER SE STESSI E RICORDARSI DI CONCEDERCI OGNI GIORNO UN TEMPO DEDICATO A SE STESSI; ALMENO 20 MINUTI DEDICATI ESCLUSIVAMENTE A NOI, AL PRENDERCI CURA DEL NOSTRO BENESSERE ATTRAVERSO ATTIVITÀ CHE CI FACCIANO STARE BENE”.

Cappello introduttivo per ogni intervista.

Penso che sia molto utile dare voce a chi, in questi giorni difficili, si sta occupando dei nostri ammalati. Per questo motivo ho contattato infermieri e medici che lavorano negli ospedali e ho chiesto loro di rilasciarmi un’intervista. Così è nata questa rubrica intitolata #nomisulcamice. Il titolo della rubrica è ispirato alla prima intervista che ho pubblicato. Tutti coloro che lavorano negli ospedali, oggi sono definiti degli eroi. Io vorrei citare la frase di un personaggio mitologico, Mago Merlino, che diceva: “I grandi cavalieri sono quelli che sopravvivranno alle battaglie. Gli eroi invece sono coloro che verranno ricordati per le loro morti leggendarie. Tu cerca di essere un cavaliere e non un eroe, così resterai vivo”. Medici, infermieri e tutti coloro che lavorano a vario titolo nei nostri ospedali, sono i cavalieri del nostro tempo. Noi auguriamo loro di possedere la forza del cavaliere e non la morte gloriosa dell’eroe, perché desideriamo che tornino tutti a casa sani e salvi!

Le dichiarazioni sono veritiere e sono il frutto del dialogo tra me e le persone intervistate, inoltre non esprimono l’opinione della struttura sanitaria nella quale operano gli intervistati, ma sono opinioni personali.

Carissimi lettori, oggi vi presento il dialogo/intervista che ho realizzato con la carissima dottoressa Livia Graziano, psicologa e psicoterapeuta, responsabile dello sportello di ascolto dell’Istituto Maxwell di Nichelino.

Carissima Livia, psicologa al tempo del coronavirus…anche tu in prima linea?

Si credo di poter dire di sì, anche se non in senso fisico, come i medici e gli infermieri che hai intervistato prima di me e che rischiano tutti i giorni sulla loro pelle. Ma in senso emotivo penso di poterti dire che Sì, mi sento in prima linea e sento una responsabilità grande rispetto a quello che posso fare in questo momento di grande fatica sanitaria, politica e sociale. Ai tempi del covid-19 tutto è più complesso. Anche la psicologia e la psicoterapia in particolare, hanno dovuto interrogarsi molto sul modo migliore di agire. Disposizioni Ministeriali, Sanitarie e Deontologiche devono andare in sinergia con il bisogno di salute dei nostri pazienti, che non possono e non devono essere abbandonati. Per la prima volta dopo decenni di lotte professionali, di fronte ad un nemico invisibile e pervasivo, il nostro lavoro è stato riconosciuto a livello politico e istituzionale come fondamentale e necessario per attraversare questa crisi. Da subito è stato indicato tra le categorie professionali accreditate per lo svolgimento in presenza e non in smart-working. Questo ha portato una serie di interrogativi di non facile soluzione. Es. come mi proteggo con sedute in presenza e come proteggo i miei pazienti dal rischio del contagio? Come garantisco il “setting terapeutico” con guanti e mascherina? Come faccio a utilizzare le video-sedute che riducono la possibilità di ascoltare il corpo dell’altro che mi permette di dar voce e senso alle parole in termini di emozioni? Sono domande complesse.  Posso raccontarti quello che personalmente ho scelto, dopo essermi confrontata con le linee guida del Ministero della Salute e dell’Ordine degli Psicologi.

Io ho scelto di lavorare con tutti i pazienti che erano in grado e accettavano di farlo, attraverso video-sedute; mentre con coloro che per gravità o necessità non potevano fare diversamente, ho accettato le sedute in presenza. Naturalmente ho applicato tutte le misure di sicurezza necessarie: il distanziamento fisico (allontanando le sedie), la sanificazione dei locali e tutte le precauzioni opportune. Ho scelto di potenziare l’attenzione individuale alle persone, anche a quelle che non vedevo in seduta, attraverso messaggi e piccole telefonate per sincerarmi che stessero bene e offrire loro un piccolo spazio di sfogo/riflessione. La situazione economica pesa su tutti noi, ho personalmente scelto di offrire uno spazio gratuito a coloro che tra i miei pazienti ed ex pazienti non avrebbero potuto più permettersi sedute di sostegno. Ho cercato di potenziare le informazioni agli studenti per far sapere loro che ero disponibile a telefonate o video chiamate per confrontarmi sulle fatiche e le incertezze del momento. Ho sentito davvero che dovevo mettermi a disposizione con tutti gli strumenti che erano in mio possesso.

Quali sono i rischi dell’#iorestoacasa?

I rischi del restare a casa sono relativi al modo in cui rispondiamo alla fatica di questo periodo. Anche se non esiste un modo “giusto” o un modo “sbagliato” di reagire alle difficoltà…. Esiste il NOSTRO modo di reagire… che appartiene a noi, alla nostra storia e alle nostre risorse: queste sono personali e specifiche e caratterizzano ciascuno.

Alcune possibilità di reazione a questo periodo possono essere:

IPER ATTIVITA’: ci attiviamo più del solito cercando di fare più cose possibili per occupare il tempo: es. pulisco casa, sistemo gli armadi, imbianco casa, metto a posto le foto.

IPER CONNESSIONE: ci attiviamo per avere a disposizione più tecnologia possibile, per connetterci con gli altri, commentare i post, videochiamare gli amici, organizzare riunioni virtuali o aperitivi sui social.

RALLENTAMENTO: non abbiamo voglia di fare molto, si riducono le attività domestiche, i contatti sociali e le telefonate.  Preferiamo star fermi e risparmiare le energie.

INVINCIBILITA’: pensiamo che il virus non ci possa toccare, andiamo a fare la spesa tutti i giorni, vediamo degli amici (tanto noi non abbiamo avuto contatti!!!)

ALTALENANTE: magari nel lungo periodo ci è capitato di passare da uno stato di iperattività a uno rallentato o ancora ad uno Social. Alternando giornate più attive ad altre decisamente più tranquille.

Penso che ognuno di noi possa riconoscersi, se non del tutto, almeno in parte con queste tipologie di reazioni. Io personalmente ne ho praticato almeno due.

Ma queste reazioni mi sono utili? Servono davvero?

Oppure ultimamente:

  • Mi sento molto giù
  • Dormo poco e male
  • Mi sento costantemente spaventato
  • Ho incubi notturni
  • Faccio fatica a concentrarmi
  • Mangio poco e male
  • Mangio troppo e continuamente
  • Reagisco in modo esagerato a ciò che ci accade
  • Mi metto a rischio uscendo, vedendo gente o facendo la spesa tutti i giorni.

Oppure mi rendo conto che tendo a:

  • Impegnarmi in attività continue
  • Rimuginare costantemente sui pericoli del presente
  • Chiudermi in silenzio e isolarmi
  • Assumere troppi alcoolici
  • Assumere molti farmaci
  • Non permettermi distrazioni
  • Idealizzando il passato

Questi comportamenti non sono utili in questo momento, alimentano la mia fatica e la sofferenza e rendono difficile coltivare risorse per affrontare il futuro.

Quali attenzioni si devono fare (uso del tempo, gestione delle emozioni, gestione dei conflitti familiari, solitudine…)

Hai toccato tutti i punti sensibili con questa domanda. E’ importante ricordare che siamo immersi tutti nelle stesse emozioni e che la fatica del momento può scontrarsi con le condizioni di vita quotidiana complicando la nostra difficoltà. Cerco di essere più chiara: siamo tutti stufi di stare a casa e di non vedere gli amici e quindi è possibile che siamo tutti un po’ più reattivi. Ma è molto diverso se io vivo in una casa in cui ognuno ha una stanza in cui rifugiarsi o se vivo in una casa in cui condivido gli spazi con mamma e papà o con i miei fratelli. E’ molto diverso se in casa tutti hanno gli strumenti informatici per lavorare e studiare o se dobbiamo condividere gli stessi strumenti in più persone. Un primo suggerimento è quindi quello di essere personalmente attenti a rispettare gli spazi e i tempi degli altri. Di concordare insieme il diritto di tutti di avere uno spazio dedicato e protetto dall’invadenza degli altri. Non c’è nessuno che abbia meno diritto, ma tutti si devono impegnare a rispettare lo spazio degli altri. Riuscire a mantenere un ritmo quotidiano regolare (anche se non abbiamo lezioni o compiti) è molto utile; aiuta a contrastare il desiderio di abbandonarci nel non fare nulla e di chiuderci nel nostro mondo. Cercare di rispettare i ritmi della settimana, concedendoci di rispettare il riposo nel week end, consente di dare un ritmo rassicurante al tempo. E’ utile recuperare un po’ di amore per se stessi e ricordarsi di concederci ogni giorno un tempo dedicato; almeno 20 minuti dedicati esclusivamente a noi, al prenderci cura del nostro benessere attraverso attività che ci facciano stare bene. Ad esempio

godersi una doccia o un bagno caldo

– ascoltare musica

  – guardare un bel film

rilassare il corpo con brevi passeggiate

  – lasciarsi distrarre da una chiacchierata in famiglia

– fare ginnastica in casa

– scoprire alcuni piaceri dimenticati come disegnare o scrivere

Ma soprattutto approfittare del tempo a disposizione per raccontare a qualcuno di fiducia quello che pensiamo o che ci opprime di più

Quali consigli ti senti di dare a chi è in difficoltà?

E’ molto complesso dare una risposta a questa domanda. Si dice che lo psicologo in generale, non fornisca soluzioni ma il suo compito dovrebbe essere quello di accompagnarti a trovare gli strumenti interni per costruire risposte adeguate. Quello che posso suggerire è in qualche modo qualcosa che riguarda tutti, ovvero “so-stare” nel presente e “Radicarci” a questo, al meglio che possiamo. Dare importanza al presente ci permette di dare significato a quello che abbiamo, con l’obiettivo di partire da questo presente per poter costruire “una speranza”. Significa costruire quotidianamente delle condizioni che ci facciano stare “sufficientemente bene” con noi stessi dando valore e positività a quello che abbiamo, cercando di potenziarlo e goderlo al meglio. Significa portare l’attenzione a ciò che mi fa star bene, ai miei affetti alle mie relazioni e attraverso le mie risorse renderlo più forte.

Quali sono gli aspetti positivi?

Personalmente ritengo sia importantissimo porsi questa domanda. O meglio la esprimerei in questi termini. Cosa voglio portare con me nel prossimo futuro di questa esperienza? Cosa ho modificato della mia vita che ho potuto apprezzare particolarmente e che non vorrei più perdere?

Ognuno ha la sua risposta.

Posso raccontarti alcune mie considerazioni personali se vuoi. Io ho imparato che costa poco essere in contatto con le persone a cui vuoi bene, che puoi utilizzare gli strumenti tecnologici per far sentire la tua presenza e la tua vicinanza. Ho imparato che costa poco, non porta via troppo tempo e soprattutto è arricchente. Ho imparato che dedicare 20 minuti al giorno a me stessa, mi aiuta ad avere più energie, a sentirmi più disponibile nei confronti della quotidianità. Ho imparato che avere un atteggiamento possibilista rispetto al “nuovo” mi ha aiutata a costruire modalità di lavoro che possono essere integrabili in futuro. Ho imparato che il giudizio sociale corre il rischio di diventare pre-giudizio e che mettersi in una condizione di ascolto ci permette di empatizzare e dare risposte migliori. Ho imparato che gli adolescenti, i miei ragazzi, sono molto più bravi di me a rispettare i limiti e a imparare nuove modalità. Che noi adulti che abbiamo sempre condannato l’uso che i ragazzi facevano della tecnologia, non potevamo immaginarci che queste capacità li avrebbe resi più adatti a far fronte alla situazione di oggi. Ho imparato il valore del dubbio e della curiosità … e non ho più voglia di rinunciarvi. Ho anche riscoperto il valore della condivisione ma soprattutto dell’utilità di confrontarmi e chiedere aiuto.

Per questo motivo rinnovo l’invito rivolto a tutti i ragazzi dell’Istituto Maxwell che lo vorranno, di contattarmi al numero 375 507 5521, perché sono a vostra disposizione, per ascoltarvi o fornirvi l’aiuto di potreste sentire la necessità.

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

10 Comments

  1. Sono molto d’accordo con ciò che la psicologa ha espresso all’interno della sua intervista, sul fatto che si sono scoperte cose che in precedenza non si facevano o che si mettevano in secondo piano o per mancanza di tempo o di voglia. Personalmente posso dire che ciò che questa quarantena mi ha insegnato è l’organizzare i compiti e le giornate in modo da avere sempre tempo libero da utilizzare come meglio voglio: chiamare gli amici, giocare o anche solo stare con la mia famiglia. Nonostante possano sembrare delle stupidaggini, per me non lo sono perché la mia giornata tipo pre-virus erano tutta frettolosa, priva di tempo libero perché tra studio e sport non riuscivo ad averne. Comunque penso che avere un qualcuno con cui “sfogarsi” e esprimere i propri pensieri sia sempre una buona cosa.

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  2. La cosa che mi ha colpito maggiormente della psicologa è che, seppur non possa agire direttamente, come tutti i medici, offre l’opportunità di interloquire con le persone che ne hanno bisogno tramite internet. In questi mesi noi ragazzi ci stiamo organizzando per ottimizzare il tempo e per rimare anche in contatto tra di noi. Grazie a queste figure, sappiamo che se in un presente o futuro avessimo bisogno loro sono disposti sempre ad aiutarci ed ascoltarci.

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  3. Dell’intervista mi ha colpito particolarmente il fatto che gli adolescenti riescano a seguire al meglio le regole ed anche io ho avuto questo riscontro, i ragazzi più grandi, gli adulti in generale, tendono a sentirsi più soffocati in questa situazione. Penso che gli adolescenti siano più versatili sotto questo punto di vista, il fatto di sentirci a nostro agio con i mezzi tecnologici ci rende più connessi e riusciamo a sentirci più vicini alle persone che amiamo.
    Il ruolo dello psicologo è stato un taboo nel passato e sentire che venga valorizzato e proposto come ruolo fondamentale per affrontare l’emergenza penso sia motivo di orgoglio per chi ha dedicato la propria vita a questa professione. Ora come non mai le persone hanno bisogno di loro per non sentirsi sole.

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  4. La cosa che mi ha colpito di più di questa intervista è stata come gli psicologi possano avere un ruolo fondamentale nella nostra vita, soprattutto in questo momento di difficoltà per tutti. La figura dello psicologo è sempre stata sottovalutata perché durante la vita frettolosa che vivevamo prima non c’era spazio per analizzare le proprie emozioni, ma adesso, in una situazione in cui siamo costretti a vivere con noi stessi, senza alcuna distrazione, ci risulta difficile affrontare il nostro mondo interiore. Per questo penso che lo psicologo sia fondamentale per comprendere e analizzare sé stessi, soprattutto in questi mesi di difficoltà. A parer mio i consigli dati sono davvero ottimi, è importantissimo curare ogni aspetto di noi, anche (e soprattutto) quello psicologico ché molto spesso viene trascurato.
    Spero davvero che questa quarantena ci faccia capire le cose importanti della vita, spero ci renda più consapevoli di noi e del nostro posto nel mondo e spero ci faccia capire quanto sia importante il contatto umano.

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  5. 1) Leggendo l’intervista sono rimasto colpito dall’importanza che hanno gli psicologi in questo momento difficile. Infatti credo che giochino un ruolo molto importante per la nostra salute mentale che abbiamo stando in quarantena.
    2) Mi sento di dire a tutti gli psicologi di non abbandonarci in questo periodi perché credo che adesso più che mai abbiamo bisogno di loro.

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  6. Nel discorso tenuto dalla psicologa, mi ha colpito il fatto che comunque “difendesse” noi adolescenti. Spesso veniamo giudicati perchè passiamo molto tempo su oggetti tecnologici,ma in questo periodo,questa cosa,ci sta giovando.Nonostante ciò,forse a causa del fatto che io sia una ragazza più vecchio stampo, sto patendo molto la lontananza dalle persone che amo,la quale non si può colmare con una semplice videochiamata,anche se può attenuarla. Già prima che scoppiasse questa pandemia,sentivo frequentemente la necessità di passare del tempo fuori e in compagnia,non perdendo troppo tempo dietro alla tecnologia,ora ancora di più.
    Spero che questo periodo possa aiutarci a migliorare noi stessi e a farci rendere conto di quanto siano importati le persone in confronto alla tecnologia (anche se utile in questo momento).
    Spero che possa aiutarci ad amarci un po’ di più,a non dare tutto per scontato,ad essere più responsabili e ad essere più solidali. Infine,ringrazio la psicologa per il suo aiuto e,ovviamente, tutti i medici che stanno rischiando la vita per gli altri ed è proprio da loro che dovremmo prendere esempio.
    Infine spero finisca presto perchè ho bisogno della mia seconda famiglia: i miei amici ed il mio ragazzo e perchè questa pandemia ha già fatto fin troppi danni,ben più gravi delle mancanze affettive.

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  7. Prima di leggere questa intervista non capivo quanto potesse diventare importante per noi l’intervento degli psicologi nella nostra vita soprattutto in questo brutto periodo. Credo che sia importante, delle volte, parlare con qualcuno che ti capisca veramente e che sa come aiutarti se sei in difficoltà. Spero che dopo questa emergenza impareremo ad amarci di più e capire i valori della vita che ci e stata data.

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  8. Grazie a questo articolo (e a Livia) ho capito quanto è necessario prendersi cura di se stessi, soprattutto in periodi come questi, dove molte persone si sentono intrappolate dentro le loro case.
    Voglio dire a Livia che il suo lavoro è molto più importante di quanto dicono certe persone, ed’è cruciale se vogliamo uscire psicologicamente integri da questo periodo.

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  9. Mattia Pierro 1 A LSA
    Mi ha colpito molto cosa ha detto Livia su quello che gli psicologi non sono importanti mai quanto gli infermieri e i medici ma secondo me in questo momento sono importanti come loro perché ragionano con le persone con problemi di mente e parlano con loro per aiutarli a risolvere i loro problemi.

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  10. In questa intervista ho potuto notare, ed è una cosa che fa davvero molto piacere, che ci sono persone che difendono noi giovani e magri vogliono anche imparare da noi.
    Sono pienamente d’accordo con il fatto che per tutti è difficile, ma lo è in modo diverso, appunto perché ognuno prova cose diverse e sta passando il tempo in modi doversi in luoghi diversi(case grandi, case piccole, con poche o tante stanze).
    Io ho notato che sto riuscendo a sfruttare un po’ meglio il mio tempo in questo periodo, perché prima notavo che avevo sempre poco tempo; perché la mattina a scuola, dopo pranzo lo studio e poi sport. Tutto molto di fretta, e questo periodo mi ha fatto fermare un attimo, mi ha d’atto uno stop possiamo dire. Uno stop per farmi ragionare sul cosa fare e cosa non fare. Quindi credo che in un certo senso questo periodo serva per crescere, pur essendo un periodo difficile.

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